Viaggio con Gaia, 3° giorno: dalla montagna al mare in 24 ore

Ci svegliamo decisamente più riposate di ieri. Le posizioni più comode e le temperature più alte hanno aiutato.
Stamattina partiamo per tornare a casa, e facciamo l’ultima colazione al bar di ieri.

La barista sembra contenta di rivederci. “Allora, un cappuccino normale e un cappuccino di soia con le brioches, giusto ragazze?”
Ci mettiamo allo stesso tavolo di ieri e quando torno dal bagno, Gaia mi riferisce tutte le novità del paese che ha sentito raccontare dai vecchiotti poco distanti da noi.
Entra un signore poi che ordina un panino al prosciutto.
“Da bere cosa ti porto?” chiede la barista.
“Sì”
“Sì cosa?”
“Eh…fai un rosso” dice il signore come se fosse la cosa più lampante del mondo. Sono appena le 8 del mattino e siamo certe di trovarci in Veneto.

La barista, appena ha un attimo libero (ha una clientala abbastanza esigente) ci rivolge la parola.
“Siete qui per lavoro ragazze?”
“No, siamo in vacanza.”
“Ah. E siete già sveglie a quest’ora?
“Siamo mattiniere…e dormiamo in macchina quindi non è che si riesca a dormire molto.”
“Ah. Vivete in macchina?” la sua espressione perplessa è iconica.
“No, solo quando siamo in vacanza!”
“Ah.” e torna a fare le sue cose. Tutta la conversazione ha fatto molto ridere.

Ci attendono due orette di macchina circa, passiamo per casa mia e poi andiamo all’ospedale. Gaia deve fare un’ecografia morfologica, sta aspettando un bambino! Entro anche io durante la visita, è la prima volta nella mia vita. Penso uno dei momenti che mi rimarranno più impressi nella mente. Vedere quell’esserino già così grande e formato, sapendo che è parte di una delle persone più speciali per me, è un’emozione grandissima. Sono incantata mentre scopriamo la testa, le gambe rannicchiate sul petto, le manine con quelle dita piccolissime chiuse a pugni. Vedo per la prima volta il mio nipotino tramite uno schermo e provo già amore. Gaia ha un sorriso amorevole e sereno in volto, e non trovo parole adatte per descrivere le sensazioni di questo momento.

Andiamo a casa di Gaia per prendere alcune cose e ripartiamo. Per finire la giornata e il nostro viaggio, andiamo al mare!
In un’oretta siamo al Lido delle Nazioni e ci fermiamo a pranzo in una piadineria.

Riprendiamo l’auto per trovare un parcheggio più vicino alla spiaggia libera. Ad un certo punto accade qualcosa di totalmente inaspettato. Tre cerbiatti con la madre ci attraversano la strada, senza essere nemmeno troppo impauriti. È un momento incredibile. Sono vicinissimi a noi e sono di una bellezza e dolcezza immane.
La famiglia, che proveniva dal boschetto sulla sinistra, vanno sul campo d’erba a destra della strada.
“Ma ce ne sono altri!” esclama Gaia meravigliata. Alla nostra destra c’è infatti un branco di altri giovani cervi. Non sapevo nemmeno potessero vivere qui!

Troviamo parcheggio, abbastanza indispettite che ormai la maggior parte dei parcheggi sia a pagamento o a disposizione dei clienti dei bagni privati (che odiamo parecchio).
C’è parecchio vento in spiaggia, e l’acqua non è delle più pulite. Appena ci siamo sistemate sotto l’ombrellone, e dopo un generoso strato di crema solare, mia compagna perenne durante l’estate, corro a fare un bagno. L’acqua è così calda che mi lancio senza esitazione, se penso all’acqua del pago di ieri.

Il pomeriggio trascorre lento, tra un po’ di bagni, letture e cruciverba sotto l’ombrellone e dei riposini.
Dopo un riposino ci svegliamo con un gran freddo.
Il vento si è alzato ancora di più e la spiaggia si sta liberando in fretta.
L’ombrellone addirittura vola via, sono quasi le 19 e decidiamo di raccogliere le nostre cose e avviarci verso casa.

Prima però raccogliamo delle conchiglie. Ce ne sono moltissime, di ogni grandezza e colore. Torniamo nuovamente bambine per un po’.

Ritornando verso casa ci fermiamo in un supermercato per acquistare qualcosa per la cena. Abbiamo preso un gran freddo e abbiamo bisogno di introdurre un po’ di verdure. Prendiamo un passato di verdura e delle verdure da metterci dentro con i crostini. Mentre siamo lì, c’è un gruppo di ragazzi che avranno avuto sui 17 o 18 anni, che facevano la spesa per una festa a base di alcolici. Fa strano pensare che quella fase della nostra vita sia praticamente quasi del tutto passata. Ora siamo persone che si gasano all’idea di mangiare un passato di verdura dopo una giornata di calma ma allo stesso tempo emozionante. E pensandoci, mi sento felice.
Sento una grande stabilità e pace dentro di me per la fase in cui sono.

Tornando a casa attraversiamo la pianura con i colori del tramonto, e tutto appare più magico.

Oggi è l’ultimo giorno assieme, e mi sembra passato moltissimo tempo da quando siamo partite, perché mi sono goduta questo tempo in modo lento e intenso. Sono felice di avere una persona nella vita così compatibile con me nei viaggi. Tutto appare semplice e c’è reale supporto.
La sensazione di essere in solitudine ma insieme, senza mai sentirmi però “sola”.
I momenti sono carichi di leggerezza, senza essere mai superficiali o scontati.
La libertà di esprimere idee, voglia di scendere a compromessi per ricordarsi davvero ciò che conta, ovvero il tempo di qualità.
La stabilità e sicurezza che questo rapporto, anche nel suo evolvere, non smette di donare, sapendo che lo si sta creando, coltivando, insieme.

Grazie Gaia per farmi il dono prezioso del tuo tempo, della tua presenza, della tua ironia.
Ti voglio bene ❤️