Sono stata in un breve viaggio con la mia cara amica Gaia e, siccome non lo facevo da tempo, ho deciso di raccontarlo qui per ricordarci entrambe dei bei momenti. Io e Gaia ci conosciamo dalla prima superiore, avevamo 14 anni e siamo sempre state molto diverse. Eppure, nonostante i tanti anni di amicizia, i cambiamenti che normalmente avvengono, gli alti e bassi, siamo sempre state unite anche nelle nostre differenze. Credo che ciò che ci permette di rimanere in sintonia sia il rispetto e l’accettazione l’una dell’altra.
Solo l’anno scorso abbiamo scoperto che ad entrambe piace partire per viaggetti senza troppa organizzazione e comfort. A noi non è mai servito avere o fare molto per goderci il nostro legame. Il tempo assieme ci è sempre bastato per divertirci e assaporare la calma che il nostro rapporto ci dona.
I viaggi con Gaia hanno tutti alcuni ingredienti principali:
– rispecchiano la nostra voglia di avventura (a volte un po’ troppo) organizzando tutto all’ultimo;
– budget così ridotto che finiamo a dormire in macchina barricate dentro;
– pasti di discutibile nutrimento che ci portano un po’ di complicanze all’intestino;
– sveglia presto perché “el soe magna le ore”, ci sono tante cose da fare, e tanto in ogni caso è scientificamente impossibile dormire in macchina oltre le 7.
Quest’anno siamo state sul Lago di Corlo, ad Arsiè, provincia di Belluno.
Sapendo che non avevamo molti giorni a disposizione, abbiamo deciso una meta non troppo distante.
Partiamo il 7 agosto, di buon’ora, per le 7. Dobbiamo fermarci alla Decathlon per comprare un fornelletto da campeggio ma arriviamo a Padova alle 8, e il negozio apre tra un’ora. Ne approfittiamo per fare una colazione con calma e fare la spesa. Questa spesa dura un’eternità perché non sappiamo muoverci all’interno di un supermercato così grande. Alla fine ce la caviamo e, preso anche il fornelletto, siamo pronte a partire di nuovo.
Arriviamo poco prima di mezzogiorno ad Arsiè, un paesino sul Lago di Corlo, un lago artificiale famoso per i suoi piccoli fiordi suggestivi.
Facciamo subito un bagno. L’acqua è limpida e fredda. Per fortuna dall’inizio dell’estate ci siamo temprate con svariate gite sul Brenta. Fuori dall’acqua fa parecchio caldo nonostante la brezza e ci accampiamo per la giornata su una piccola spiaggetta di sassi.
Con un telo mare creiamo un bel riparo dal sole, e con piacevole sorpresa il bar dall’altra parte della costa fa suonare musica italiana del secolo scorso, che riecheggia un po’ per tutto quel tratto di lago. Per noi è una vera sorpresa perché per tutto il tragitto in macchina avevamo cercato musica italiana ma a parte alcune perle, non eravamo state granché soddisfatte. Ora l’atmosfera ricorda le tipiche vacanze italiane dagli anni ’50 ai ’70.
Ci prepariamo della pasta con ragù di soia, reduce di una nostra cena vegana della settimana prima. Abbiamo anche degli avanzi di verdure della pizzeria dove lavora Gaia e dell’hummus fatto da me.
Un bel salto di qualità avere un fornelletto, perché l’anno scorso siamo state in Croazia e le uniche cose che abbiamo mangiato sono state: pane, carote, peperoni, hummus della Lidl. Per 4 giorni.
Passiamo il resto del pomeriggio a fare bagnetti e riposarci, ascoltando un podcast comico con cui ci siamo fissate in questo periodo.
Verso sera andiamo al bar “Il Mondo di Fortunato”, quello che trasmetteva la musica. Non sappiamo bene come arrivarci dato che avevamo parcheggiato vicino ad un campeggio. Proviamo a raggiungerlo a piedi da una stradina vicino alla spiaggetta. Ci accorgiamo che la stradina sterrata taglia un campo di qualche casa e raggiungiamo poi una strada del paesino. Troviamo un grosso gatto appollaiato su dei ruderi. Attraversiamo il paesino che sembra semi abbandonato. Le case in pietra appaiono rustiche e spoglie, con ancora dei granai a vista. C’è addirittura un museo sulle tipiche case della zona.
Arriviamo poi al bar e ci trattiamo bene con un aperitivo. Questo luogo è anche una riserva naturale. Con noi ci sono diversi volatili, tra cui papere ed oche. Mentre beviamo una coca al tavolino davanti al lago si avvicina questa oca che ci fissa con una certa insistenza! In questa valle comincia ad imbrunire abbastanza presto e il cielo si tinge di sfumature pastello, con poche nuvole sparse.
Dopo cena, a base di verdure, hummus, pane e una parmigiana di melanzane portata da casa, è ora di preparare la macchina per dormire.
Dormire in tenda fuori dal campeggio qui è vietato, come lo era pure in Croazia lo scorso anno. Perciò ci siamo arrangiate mettendo degli asciugamani sui finestrini per proteggerci da occhi indiscreti e reclinando completamente i sedili.
La macchina è una Volkswagen Up! perciò non proprio un van per stare belle comode. Ma per due notti può andare bene! Siamo su un prato ampio e rigoglioso di erba e fiori di campo, tagliato in due da una stradina sterrata che collega la strada principale del paesino con il bar. Su questo prato, affacciato proprio sul lago, ci sono diversi camper. Noi ci manteniamo a distanza per rimanere isolate, ma comunque avere dei vicini fa sempre comodo, di sicuro fa sentire più tranquille.
Guardiamo un film prima di addormentarci, e mentre usciamo per fare l’ultima pipì (sul prato ovviamente), ci accorgiamo del cielo notturno.
Uno dei più meravigliosi che abbia mai visto. Un cielo blu scuro intenso, un vero blu notte che calma e rapisce, costellato da miliardi di stelle. Quei puntini luminosi sembrano vivi, pulsano e vibrano. Era da un po’ che non rimanevo a guardare il cielo di notte, e ne sono così rapita che vorrei poterlo guardare per molto tempo. Gaia vede una stella cadente. La bellezza di questo momento è per me indescrivibile e vorrei poter fare una foto per ricordarlo, ma non è possibile. “Fai una foto con la mente!” dice Gaia. Rimaniamo a fissarlo per un po’.
Poi siamo stanche, ci addormentiamo abbastanza presto. Purtroppo non avevamo minimamente pensato al freddo. Non ci siamo attrezzate granché, dimenticando che andavamo in montagna!
Per fortuna avevo un sacco a pelo resistente, ma Gaia ha battuto i denti parecchio.
Ci siamo svegliate parecchie volte nella notte, infreddolite. Avevamo addosso tutti i nostri vestiti, e nonostante il sonno, dormire bene sembrava un’impresa. Ovviamente dormire in macchina non aiutava, dato che non era certo la massima comodità. Per fortuna però non abbiamo dormito in tenda, probabilmente sarebbe stato peggio data l’umidità.
Non siamo morte di freddo, ma al nostro ennesimo risveglio, alle 6.30, sembravamo uscite dal banco frigo.
Se hai letto fin qui, bene! Domani leggerai il resto del nostro viaggetto!