Mamma, vado a trovare Francho a piedi: la mappa

mappa padova madrid a piedi

Fermi là! Prima di iniziare a smanettare su questa mappa e non capirci nulla perché non avete idea di come funzioni, leggete un poco più sotto!

Dopo secoli a trafficare con il mio fedele Google Maps, ecco finalmente la super mappa del mio viaggio!

Dopo solo un’ora all’opera, già ero propensa a scaraventare il computer dalla finestra. Mi sono messa d’impegno per usare simbolini diversi a seconda di dove dormivo, pensando che poi potessi fare una legenda o che ne so…e invece niente: completata la mia mappa cerco un modo per aggiungere una legenda, giusto per rendere le cose più chiare, ma la tecnologia non è dalla mia parte. In ogni caso, spiego un attimo come funziona.

Mappa del viaggio, ISTRUZIONI PER L’USO

Signore e signori avete di fronte a voi una rivelazione della tecnologia moderna, un’opera ingegneristica all’avanguardia, una delle scoperte più importanti nella storia delle mappe di Google (per me almeno, che quando ne ho vista una pareva mi avessero fatto vedere i dinosauri). Si tratta di una mappa interattiva, ovvero potete smanettare da qui o entrando all’interno di Google Maps, in alto a destra infatti c’è il pulsante “visualizza mappa ingrandita”. Con il tasto in alto a sinistra invece si apre una barra laterale per avere tutto in ordine. Se cliccate su quei pallini colorati -quei maledetti pallini colorati- si aprirà una finestrella con i link che vi rimandano ai racconti di viaggio. Se invece cliccate sui segmenti, vi compare un’altra finestra con la descrizione molto basilare dei miei spostamenti. Sì ecco, se volete le cose in dettaglio meglio leggere gli articoli, la mappa è solo per dare un’idea generale!

Giusto per essere chiari:

  • segmento nero = tragitto d’andata
  • segmento rosso = tragitto di ritorno.

Bene, fine delle istruzioni, divertitevi 🙂

Un po’ di stime

Grazie a questa mappa sono riuscita a capire esattamente quanti km ho percorso! Scherzone. La mappa calcola solamente i km in linea retta, non gliene frega nulla se per andare da nord a sud ci sono 100 km tra curve salite discese montagne mari vacche cavalli, se in linea retta sono 50 km, 50 km mi dice. Duuuunque, utilizzando Google Maps standard, ho ripercorso tappa per tappa, cercando di correggere la traiettoria secondo il tragitto realmente compiuto, ma ovviamente non è del tutto esatto e preciso. Dopo questo, sono arrivata alla conclusione che ho percorso, in totale…rullo di tamburi…4400 km! Più o meno. Più più che meno.

Vabbè, quel che è sicuro è che:

  • ho consumato due paia di scarpe
  • due pantaloncini distrutti
  • scarponi che sono lì lì per congedarsi
  • una maglietta bucata
  • elastico delle mutande che mi ha abbandonato
  • santino della nonna intatto.

Ho impiegato 6 giorni a raggiungere la Liguria (Genova), dopo 19 giorni di viaggio ero al confine con la Francia, al 32esimo giorno arrivai in Spagna e dopo 41 giorni, arrivai finalmente ad abbracciare Francho a Madrid.

Al ritorno, ci ho messo 5 giorni ad attraversare tutta la Francia, ed in un solo giorno ho percorso la Liguria da Imperia a La Spezia. Ho valicato gli Appennini camminando con un freddo bestiale da congelarmi i sentimenti, finché non ho trovato passaggi in auto, tra cui uno da un postino.

Un totale di 109 giorni di viaggio, all’incirca più di 50 passaggi in autostop, prosciugato una miriade di fontane (di cui una non potabile e da cui mi sono salvata dalla cacherella miracolosamente) 17 notti passate in tenda o sacco a pelo, poggiato i piedi su 3 stati e 15 regioni.

Perché fino a Madrid?

Non credo di aver mai approfondito l’argomento più di tanto, eppure mi veniva chiesto di continuo. Perché cavolo vai fin là? Cosa c’è là che ti ha spinta ad andare in un modo così diverso dal normale?

Chi non si è perso il giorno 41 del mio diario, saprà che sono andata a trovare un amico, Francho. Tutto cominciò nel lontano 2017 quando dovevo prepararmi per l’esame del B1 di inglese, avevo la necessità di esercitarmi a parlare e scrivere ma non avevo nessuno con cui farlo. Così mi viene consigliato di installare una app che mette in contatto, a seconda degli interessi e della lingua che si vuole apprendere, persone da diverse parti del mondo e con cui ci può essere uno scambio. Ed è così che conosco lui, insieme a tante altre persone che ancora mi riprometto di incontrare dal vivo.

Si inizia con il voler migliorare una lingua e si finisce per creare dei legami incredibili. Alcuni diventano confidenti, altri compagni di risate, altri ti informano su ogni cosa del loro paese e si proclamano tua guida turistica personale anche se mai gliel’hai chiesto, con altri condividi musica e film ecc ecc.

Con Francho non ci parlavo sempre, giusto ogni tanto, perché iniziavamo a parlare di cartoni animati e finivamo per analizzare teorie di complotto mentre ci mandavamo musica da ascoltare. Al tempo lui si era trasferito in Spagna da poco, viveva a Saragozza dagli zii e la sua famiglia era rimasta in Venezuela. Mi raccontava della vita là e di come il venire in Spagna non gli avesse tanto migliorato la vita, poiché il suo passato era ancora il suo presente. Aveva solo 20 anni, e tutt’ora lavora per mandare i soldi alla sua famiglia che fa i conti tutti i giorni con gli scontri insensati di una politica insensata.

Col passare del tempo cominciò a chiamarmi quando stava più male e non aveva nessuno con cui parlare. Parlava solo lui al telefono, e poi, quando si era tranquillizzato, mi chiedeva come stavo, mi ringraziava e finiva lì. Non so quando esattamente sia successo che abbiamo cominciato a parlare tutti i giorni. Forse dopo un po’ che abitava a Madrid. Era cambiato molto nel frattempo, si era rasserenato un po’, ma sempre con alti e bassi di chi sulle spalle porta una pesante croce.

Nella primavera del 2018 mi disse che ad agosto avrebbe avuto delle vacanze – le sue prime vacanze – e che per una volta voleva andare lontano. Fu così che a fine agosto di quell’anno, venne una settimana in Italia, da me. La mia famiglia e i miei amici si sono innamorati di lui, trattandolo come un figlio ed un vecchio amico. Mi disse che stare a casa mia, era come essere tornato a casa sua.

Arriviamo alla fine della settimana, siamo in aeroporto, sta per iniziare il check-in, mi abbraccia e con una mano sulla spalla mi dice “la prossima volta che ci vedremo, tu sarai a Madrid“.

E un anno dopo esatto, ero a Madrid.

gita a Venezia settembre 2018
Venezia 2018
incontro a Madrid nell'agosto 2019
Madrid 2019

Torno a casa dall’aeroporto e dico “mamma vado a trovare Francho. A piedi. Da qui“.

All’inizio sono quasi sicura che i miei pensassero fossi affetta da qualche disturbo psichiatrico che avrebbe spiegato anche tante altre cose; poi si sono un attimo riconsiderati e doveva essere stato per forza un colpo di sole con effetto ritardatario.

Non è stato semplice dunque convincerli: la paura era costante e anche le tensioni, nonostante da mia madre abbia sempre ricevuto un gran supporto.

Anche i miei amici non comprendevano bene il motivo di questa passeggiata un po’ troppo lunga, ma una volta spiegati i motivi, diventò per tutti un po’ più comprensibile ed ognuno per personali motivi, si identificava.

È più facile per noi ragazzi, adolescenti ancora posso dire, identificarsi con obiettivi simili. Siamo spinti dagli ideali che non dall’esperienza passata, e proprio per la mancanza di questa, siamo più temerari, proviamo, senza pensare troppo a cosa si farà quando cadremo.

Per un adulto, con una vita consolidata, obiettivi realizzati, “incastrato” negli impegni quotidiani, è difficile lasciarsi andare ed accettare. Ci sono le eccezioni ovviamente.

In questo viaggio ho potuto constatare che le persone che dimostravano più apertura mentale verso la mia modalità di viaggio, erano per la maggior parte persone che a loro volta nella vita avevano viaggiato molto. Con viaggiare non intendo prendere l’aereo, farsi due settimane in Thailandia nel miglior hotel, facendo foto qua e là e ritornare a casa. Quello è un tipo di viaggiare che non apporta nulla alla tua persona, apporta solo qualche sensazione piacevole: i panorami si fermano sulle cornee, il sapore dei cibi si ferma sulla lingua, i suoni rimangono nelle orecchie, le persone rimangono distanti da te.

Nulla entra all’interno. Chi viaggia esplorando luoghi e persone, impara, modifica il suo modo di essere e il suo rapporto con gli altri. La mente si apre e rimane aperta per raccogliere informazioni, le elabora in modo diverso perché ha assimilato punti di vista diversi. E una volta che ci si è aperti il mondo, è difficile far finire tutto questo e tornare alla calma piatta.

Ed è così che vi annuncio di imparare bene a utilizzare quella mappa lasciata sopra, poiché ne arriveranno delle altre!

Grazie per aver letto, un abbraccio e buone feste.